المطران عادل زكي: رسالة الفصح

المطران عادل زكي: رسالة الفصح

اخوتي، اخواتي، اصدقائي،

يا لها من سعادة ان نحتفل بهذا العيد السعيد، عيد الفصح!

الفصح هو عيد الحياة، عيد النصر. لقد قام المسيح من بين الاموات،اعني انتصب، ارتفع، ليرفعنا نحن ايضا.

امام هذا الحادث العجيب، جاء في انجيل القديس يوحنا “ان التلاميذ لم يكونوا بعد يعرفون الكتاب: أنه ينبغي أن يقوم من الأموات” (يوحنا 20 ، (9صعوبة التلاميذ هذه ان يؤمنوا، قد تشجّعنا، نحن الذين ما زال ايماننا ضعيفا، وتذكّرنا انه رغم كل شكوكنا، ما زال لنا مكان في الاحتفالات الفصحية.

لكن لا يتوقّف هنا، هدف هذه الاحتفالات الفصحية، بل ان سر الفصح يكشف لنا الأبعاد الالهية.

ان التلاميذ الذين جاؤوا منذ الصباح الباكر الى القبر، لم يكونوا غرباء عن المفاهيم السائدة منذ اجيال لدى الشعب العبراني: كانوا يؤمنون بالقيامة الجامعة في آخر الزمان، قيامة يضفي الله بها على كل شيء، التمام والكمال. أساس هذا الامل كانت عدالة الله التي كان من شأنها المضي بالإنسانية قدُما نحو الكمال، اي الوصول بها الى امتثالها الكامل بالخالق )تكوين 1، 26) كان الرسل ينتظرون القيامة كحادث هام، حادث عز ومجد، يعود فيه كل شيء الى نصابه: الابرار يكافَؤون والاشرار يخفقون ثم يُعزلون ويُعاقبون، إلى أن يُهزم الشر ويزول.

إن هذا الفكر منسجم انسجاما تاما مع منطق الإيمان بإله عادل وقدوس، لكنه يحمل ملابسات خطيرة: ففي المقدمة تظلّل قوة الله القادر على كل شيء، ثم تنعكس مشيرةً الى غضبه.

إن الرسل قد رأوا ان يسوع لم يشقّ طريق النصر ولم ينتهز حركة شعبية تدعمه لتغيير نظام السلطة في المدينة المقدسة. لقد شاهدوا كيف يسوع لم يفعل شيئا لفرض نفسه مستعينا بالملائكة، او حتى بصنع بعض الآيات، لا بل المعجزات المذهلة.

 

لقد شاهدوه لا يفعل شيئا، ولا يقاوم، منعا لاعتقاله وتعذيبه. عندئذ اهتزّ ايمانهم، والتزموا الصمت شاعرين كأن الفشل يسحقهم، امام موت على الصليب، وقبر محكم اغلاقه بالحجر نقطة الضعف في ايمانهم هي مفهومهم نفسه للقيامة: كانوا يتوقعون ظهور قدرة الله الفائقة تسحق جبروت العدو.

لكنهم لم يروا شيئا من ذلك. كانوا ينتظرون شيئا عجيبا، مذهلا، معجزا.

هذا المفهوم عن الله ليس نادرا بل كثير الرواج.

ان بطرس ورفيقه اسرعا نحو القبر ليتحققا من قول النساء، لكنهما ما زالا بعيدين عن الفهم كل البعد.

لكن، ها إن التلميذ الذي كان يحبّه يسوع، قد رأى القبر فارغا، فآمن.

ما معنى “آمن” إن لم يكن أن هذا التلميذ انتقل من مفهوم مع لله إلى فهم آخر له؟

لقد أدرك أننا لنعبّر عن حقيقة الله، لا ينبغي ان نلجأ إلى مفاهيم القوة، التى تنبثق عنها أطماعنا السلطوية. فإن أوّل لفظة تخطر علي البال بالنسبة إلى الجوهر الإلهي، إنما هي لفظة “محبة”،المحبّة الحقيقية الخالية من المصلحة.

إن هذه المحبّة لا تكتفي باحترام الآخر، بل تتضامن معه في كل الأحوال. وهكذا، فالقيامة ليست مجرّد ضربة حظ، لا علاقة لها بالحياة.

فالقيامة التي يرى يوحنا علامتها في القبر الفارغ، هي القيامة من بين الأموات،

كان على المسيح ألا يكتفي بقلب النظام الدنيوي رأسا على عقب، ليفرض نفسه بنصر ساحق، بل كان عليه أن يدخل في شركة مع الإنسان للعبور به في بوتقة النار المطهّرة.

إنها نار المحبة، المحبة المتمثّلة بالحضور والشفقة إزاء الذين هم في العذاب في أجسادهم، في نفوسهم، في قلوبهم.

هذه المحبة هي السبب الذي من أجله، الوصف الذي نجده في الإنجيل ليوحنا، يمثّل لنا تلميذا اسمه “التلميذ الذي كان يحبّه يسوع”، فإن الحقيقة إنما نكتشفها في العطاء والمحبة.

علينا، وسط أنوار هذا الصباح، صباح عيد الفصح، أن نتبنّى هذا المنطق، منطق المحبة التي تتجسّد فيها وتكتمل طاقتنا بأسرها، كل ما فينا من حبّ وانطلاق نحو الحياة.

رسالة الفصح رسالة خلاص. فالدلائل كلها ناطقة: فالقبر المفتوح يشير إلى أن الله فتح لنا بابا لن يُغلق.

ومريم المجدلية تعلّمنا أن الغفران أقوى من الخطيئة وأن المحبّة أقوى من الموت.

إسراع بطرس ويوحنا نحو القبر، تعبّران عن الرغبة القوية. وإيمان التلميذ الذي كان يحبّه يسوع هو إيماننا: إنه أعظم هديّة وهبها لنا القائم من بين الأموات.

المسيح قام، حقّا قام. هلليلويا! هلليلويا!

المطران/ عادل زكي

MESSAGGIO DI PASQUA 2015

Fratelli e Sorelle miei amici

Che gioia celebrare la bella festa di Pasqua.

Pasqua festa della Vita, Pasqua festa della Vittoria, Gesu’ si e’ alzato dai morti, cio’ vuol dire che si e’ messo in piedi, si e’ rialzato, per rimettere anche noi in piedi.

Per sottolineare il carattere incredibile dell’evento, il vangelo di Giovanni scrive che “i discepoli non avevano ancora capito che, secondo le Scritture, Gesu’ doveva risuscitare dai morti”(Giov.20,9). Questa difficolta’ di credere dei discepoli puo’ rassicurarci, noi uomini di fede sempre fragile e di ricordarci che per quanto siano grandi i dubbi, abbiamo il nostro posto in questa celebrazione pasquale. Ma non ha solo questo scopo.

Questa celebrazione ci dice cio’ che e’ il mistero di Pasqua, come revelazione dell’essere di Dio.

I discepoli venuti al sepolcro di buon mattino facevano parte del movimento che da parecchie generazioni abitava il giudaismo; avevano fede nella risurrezione universale alla fine dei tempi, un atto con il quale Dio terminerebbe ogni cosa nella perfezione.

Quest’attesa era basata sulla convinzione della giustizia di Dio che doveva condurre l’umanita’ alla perfezione e cioe’ farla arrivare alla perfetta rassomiglianza con il suo creatore (Gen.1,26).

I discepoli aspettavano la risurrezione come un grande momento di Gloria dove tutto sarebbe rimesso in ordine: i buoni sarebbero ricompensati e i cattivi definitivamente messi nell’impotenza di nuocere, eliminati e puniti; piu’ ancora lo scandalo del male troverebbe un termine.

Un tale discorso si svolge in una perfetta logica con la fede in un Dio giusto e santo e i discepoli condividevano questa speranza. Ma aveva un’ombra e un rovescio: metteva in primo luogo la forza e l’onnipotenza di Dio – espressa nella sua parte d’ombra con un riferimento alla sua collera.

Ora i discepoli hanno visto che Gesu’ non prendeva il cammino della vittoria, e che non approfittava della forza del movimento popolare che aveva suscitato per rovesciare il potere nella citta’ santa. Hanno visto come, Gesu’ non ha fatto nulla per imporsi rifiutando d’invocare a legioni di angeli o persino di fare qualche miracolo eclatante.

Hanno visto che non agiva e che non resisteva per evitare di essere arrestato e torturato…

Allora la loro speranza ha titubato e sono entrati nel silenzio, schiacciati e oppressi da questa sconfitta, chiaramente manifestata dalla morte in croce e la tomba sigillata.

Il punto di rottura nella loro fede veniva dalla loro concezione stessa della risurrezione: aspettavano la manifestazione dell’onnipotenza di Dio che avrebbe schiacciato la potenza del nemico.

Non hanno visto nulla di tutto cio’.

Si aspettavano qualcosa di meraviglioso, di spettacolare, di miracoloso, e di prodigioso…

Questa concezione di Dio e’ assai commune. Correndo per verificare cio’ che le donne avevano detto, Pietro e il suo compagno non hanno ancora capito.

Ed ecco che il discepolo che Gesu’ amava vede il sepolcro vuoto e crede.

Che significa il verbo credere, se non che questo discepolo passa da un’idea di Dio a un’altra comprensione di Dio?

Percepisce che per dire qualcosa di giusto di Dio non dobbiamo richiamare alla mente le categorie del potere sul quale noi proiettiamo i nostri desideri di dominazione. D’ora in poi, la prima parola che esprime l’identita’ di Dio, e’ la parola amore, l’amore vero che e’ disinteressato.

Questo amore non solo e’ rispettoso dell’altro, ma si fa solidale, qualunque cosa capiti. Cosi’ la risurrezione non e’ una felice fine che viene come per caso senza alcun rapporto con la vita.

La risurrezione di cui Giovanni vede il segno nel sepolcro vuoto e’ quella del crocifisso.Il Messia non doveva accontentarsi di capovolgere l’ordine del mondo e d’imporsi nello splendore incontestabile della sua Vitoria. Doveva prima condividere la condizione umana in modo da farla passare dal fuoco che purifica. Il fuoco dell’amore; l’amore che e’ presenza e compassione con chi soffre nel suo corpo, nella sua anima e nel suo cuore.

Per questa ragione d’amore, il racconto che ci da’ il vangelo di Giovanni mette in scena il discepolo che ha per nome “Colui che Gesu’ amava”. Perche’ e’ nella generosita’ dell’amore che si scopre la verita’ dell’essere.

Questa mattina, nella luce del giorno di Pasqua, entriamo in questa logica, quella dell’amore dove si compie e si purifica tutta la nostra energia, tutta la forza di vivere che e’ in noi.

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Il messaggio della risurrezione e’ un messaggio di salvezza. Tutti i segni parlano: il sepolcro vuoto ci dice che Dio ha aperto una porta che non si richiudera’ piu’.

Maria-Maddalena c’insegna che il perdono e’ piu’ forte della colpa e che l’amore e’ piu’ forte della morte. La corsa di Pietro e di Giovanni dicono la forza del desiderio. La fede del discepolo che Gesu’ amava e’ la nostra fede: e’ il bene piu’ prezioso che il Risorto ci da’.

CRISTO E’ RISORTO , ALLELUIA !!   ALLELUIA !!

+Adel Zaki

                                                                                                                      Vic. Apost.

Message de Pâques 2015

 

Frères et sœurs mes amis ; quelle joie de célébrer cette belle fête de PAQUES.

Pâques fête de la Vie, Pâques fête de la Victoire, Jésus s’est levé d’ entre les morts, c’est à dire qu’il s’est mis debout, il s’est relevé, pour nous remettre nous aussi debout.

Pour souligner le caractère inouï de l’événement, l’évangile de Jean écrit que « les disciples n’avaient pas encore compris que, selon les Ecritures, Jésus devait ressusciter d’entre les morts » (Jn 20,9). Cette difficulté des croire des disciples peut nous rassurer, nous dont la foi est toujours fragile et nous rappeler que quels que soient nos doutes nous avons notre place en cette célébration pascale. Mais elle n’a pas que ce but.

Elle nous dit ce qu’est le mystère de Pâque, comme révélation de l’être de Dieu.

Les disciples venus au tombeau de grand matin participaient du mouvement qui depuis plusieurs générations habitait le judaïsme ; ils avaient la foi en la résurrection universelle à la fin des temps, acte par lequel Dieu achèverait toutes choses dans la perfection.

Cette attente reposait sur la conviction de la justice de Dieu qui se devait à lui-même de conduire l’humanité à sa perfection, c’est-à-dire la faire advenir à la parfaite ressemblance avec son créateur (Gn 1, 26).

Les disciples attendaient la résurrection comme un grand moment de gloire où tout serait remis en ordre : les bons seraient récompensés et les méchants définitivement mis hors d’état de nuire, éliminés et punis ; plus encore le scandale du mal trouverait une issue.

Un tel discours se développe dans une parfaite logique avec la foi en un Dieu juste et saint et les disciples partageaient cette espérance. Mais il avait une ombre et un revers : il mettait en premier la force et la toute-puissance de Dieu – exprimée dans sa part d’ombre par une référence à sa colère.

Or les disciples ont vu que Jésus ne prenait pas le chemin de la victoire, et qu’il ne profitait pas de la force du mouvement populaire qu’il avait suscité pour renverser le pouvoir dans la ville sainte. Ils ont vu comment, Jésus n’a rien fait pour s’imposer en refusant de faire appel à des légions d’anges ou même à faire quelques prodiges ou autres miracles éclatants.

Ils ont vu qu’il n’agissait pas et qu’il ne résistait pas pour éviter d’être arrêté et torture…

Alors leur espérance a vacillé et ils sont entrés dans le silence, écrasés

et accablés par cet échec, clairement manifesté par la mort sur la croix et le tombeau scellé.

Le point de rupture dans leur foi venait de leur conception même de la résurrection ; ils attendaient la manifestation de la toute-puissance de Dieu écrasant la puissance de l’ennemi.

Ils n’ont rien vu de tout cela.

Ils attendaient du merveilleux, du spectaculaire, du miraculeux et du prodigieux…

Cette conception de Dieu est fort commune. En courant vérifier ce que les femmes leur ont dit, Pierre et son compagnon n’ont pas encore compris.

Mais voici, le disciple que Jésus aimait voit le tombeau vide et il croit.

Que signifie le verbe croire, sinon que ce disciple passe d’une idée de Dieu à une autre compréhension de Dieu ?

Il perçoit que pour dire vrai de Dieu, il ne faut pas faire d’abord appel aux catégories du pouvoir où nous projetons nos désirs de domination. Désormais, le premier mot qui dit l’identité de Dieu c’est le mot amour, l’amour vrai qui est désintéressé.

Cet amour est non seulement respectueux d’autrui, mais il se fait solidaire qui qu’il arrive. Ainsi la résurrection n’est pas une heureuse issue qui vient comme par accident sans rapport avec la vie.

La résurrection dont Jean voit le signe dans le tombeau vide est celle du crucifié. Le Messie ne devait pas se contenter de renverser l’ordre du monde et de s’imposer dans l’éclat incontestable de sa victoire, il devait d’abord partager la condition humaine de manière à la faire passer par le feu qui purifie.

Le feu de l’amour ; l’amour qui est présence et compassion avec qui souffre dans son corps, dans son âme et dans son cœur.

Pour cette raison d’amour, le récit que nous donne l’évangile de Jean met en scène le disciple qui a pour nom « Celui que Jésus aimait ». Car c’est dans la générosité de l’amour que se découvre la vérité de l’être.

Ce matin, dans la lumière du jour de Pâques, entrons dans cette logique, celle de l’amour où s’accomplit et se purifie toute notre énergie, toute la force de vivre qui est en nous.

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Le message de la résurrection est un message de salut. Tous les signes parlent : le tombeau ouvert nous dit que Dieu a ouvert une porte qui ne se refermera plus.

Marie-Madeleine nous apprend que le pardon est plus fort que la faute et que l’amour est plus fort que la mort.

La course de Pierre et de Jean disent la force du désir. La foi du disciple que Jésus aimait est notre foi : elle est le bien le plus précieux que le Ressuscité nous donne.

CHRIST EST RESSUSCITE, ALLELUIA ! ALLELUIA

+ Adel Zaki

Vic. Apost.